È probabilmente questo il boleto più conosciuto, ricercatissimo in ogni parte d'Italia e da tutti apprezzato. In effetti questa specie viene probabilmente confusa da molti con altre specie dello stesso gruppo, e sono una minoranza i raccoglitori che distinguono con sicurezza le varie specie di porcino. La caratteristica più importante per il riconoscimento di Boletus edulis è probabilmente l'aspetto del cappello, con la tipica cuticola rugolosa e umida, non vellutata; anche la presenza di una sottile zona bianca nell'immediata vicinanza del bordo è un importante tratto diagnostico. L'habitat di questa specie è molto vario, ed è possibile reperirla sia nei boschi di latifoglia che di aghifoglia. Nelle nostre zone viene chiamato anche “vrnariscu” (fungo d’inverno) perché prolunga la sua presenza fino a novembre inoltrato. Cappello: fungo di gran mole con diametro del cappello normalmente fino a 25 cm , e altezza fino a 20 cm , tuttavia è reperibile anche emisferico, irregolare, poi si apre ma non molto, ha colore variabilissimo sempre più scuro al centro; va dai toni chiarissimi (bianco negli esemplari giovani), al caffelatte, al bruno-terra di siena; la superficie è un po’ viscida se il tempo è umido. Imenoforo: tubuli lunghi fino a tre cm prima bianchi, poi dal giallo pallido al verdognolo, infine verde scuro. Pori piccoli, dello stesso colore dei tubuli. Gambo: più o meno panciuto, più largo del cappello negli esemplari giovani, pieno e carnoso, crescendo si fa più allungato e attenuato verso l’alto, da bianco opaco a nocciola, più chiaro verso il piede, con reticolo evidente. A volte assume forme stranissime. Carne: soda e abbondante, più dura negli esemplari d’alta montagna, bianca immutabile, tranne presso la cuticola dove si colora di castano bruno. Habitat: è un fungo amante delle stagioni temperate, cresce in estate e fino ad autunno inoltrato. E’ un fungo che cresce molto interrato sotto diversi tipi di alberi, sia conifere che latifoglie Commestibilità: ottimo commestibile.
Come si pulisce: si gratta via con un coltellino il terriccio e si lava intero, mai tagliato, in acqua acidulata o sotto acqua corrente. Come si cucina: si presta a qualsiasi ricetta avendo sia un ottimo profumo persistente, sia una gran carnosità; in molte regioni è consumato impanato e fritto, ma il modo migliore per evidenziarne al massimo le qualità è trifolato e, nel caso di esemplari grossi, alla brace. E’ buono anche crudo, se si tratta di esemplari giovani e freschissimi, purchè tagliato finissimo e condito con olio, limone, sale, pepe e scaglie di parmigiano. Come si conserva: è uno dei pochi funghi che si possono conservare crudi per tre o quattro giorni (naturalmente se sono esemplari sani), purchè in locale fresco e non umido. Si adatta a quasi tutti i tipi di conservazione, una volta seccato aumenta ulteriormente il profumo ed è ingrediente ideale per i risotti.
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